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Il Notaio
Herbert
“Avere una pistola nel cassetto porta la gente a chiedersi cosa farne. E va a finire che a un certo punto della propria vita, bang, l’illuminazione arriva. La tiri fuori con la riverenza che si deve alle persone importanti, afferri il suo manico duro e freddo e improvvisamente ti accorgi di quanto è pesante. È qui che ti vengono i primi dubbi, ma fai finta di niente, la tiri su e spari. Un gioco da ragazzi.”
Herbert teneva fisso lo sguardo sul detective che cercava faticosamente di capire cosa spinga un uomo a uccidere.
Patrick
Patrick se ne stava tranquillo al computer a cercare annunci per locali in vendita. Era il primo giorno libero da quando era morta sua madre, fra l’ospedale, il funerale e le attenzioni esagerate dei parenti più o meno stretti.
La vecchia signora Mayflowers aveva lasciato un bel gruzzolo in eredità al suo unico amatissimo figlio, con un biglietto: realizza i tuoi sogni. Così Patrick aveva iniziato a pensare a viaggi intorno al mondo, ville con piscina e macchine di lusso. Ma a dire la verità non gli piaceva viaggiare, una casa ce l’aveva già ed era molto affezionato al suo vecchio catorcio che ancora non l’aveva mai abbandonato. L’unica cosa che voleva era trovarsi un nuovo lavoro ma non è facile quando hai quasi sessant’anni e sai fare solo polizze assicurative e panini alla griglia. Ed è proprio quello che avrebbe fatto con i soldi di sua madre: panini alla griglia.
Herbert
Non era un giorno qualunque, quello, per Herbert DeVille. No, il 24 novembre non era mai un giorno qualunque per Herbert DeVille. Soprattutto da quando sua madre, trentadue anni prima, aveva deciso di spararsi un colpo in testa durante la sua festa di compleanno.
Sarebbe cresciuto da solo se non fosse stato per la donna che, in quegli anni, lo aiutò a sopravvivere. Aveva costruito tutto ciò che era appoggiandosi sulle sue spalle.
Lei lo aveva pescato nel baratro e accolto nella sua vita come un figlio, o qualcosa di molto simile. Lo aveva aiutato a pagarsi l’università e poi a entrare nello studio di Maurice Portroy, il notaio.
Se ne andò dal cimitero solo quando cominciarono a scendere le prime gocce di pioggia. Aveva aspettato qualche giorno prima di andarla a trovare, per evitare di incontrare il figlio o qualche altro parente che avrebbe potuto farsi domande a cui non voleva rispondere. Le avrebbe voluto dire tante cose, abbracciarla o ringraziarla o semplicemente ritrovarsela davanti per strada e sorriderle senza farsi vedere.
Prima di uscire si fermò anche sulla lapide della donna che aveva rischiato di distruggergli la vita, la stessa che fino a quel giorno di trentadue anni prima aveva sempre chiamato mamma. Aveva quarant’anni. “La mia stessa età”, mormorò Herbert prima di incamminarsi verso il suo studio.
Catherine
Lavare e stirare, questo era tutto quello che il mondo sembrava chiedere a Catherine. Anche se ora, con i soldi della signora Mayflowers forse avrebbero potuto permettersi qualcosa in più. L’idea della lavanderia a gettoni le era venuta quando si era rotta la lavatrice ed era dovuta andare a cinque miglia di distanza per trovare una lavanderia aperta.
“Cathy”, sentì la voce di Patrick, suo marito, che la chiamava. “Catherine, dobbiamo andare! Sei pronta?”. “Arrivo subito”.
Patrick
Non aveva mai conosciuto personalmente il notaio DeVille. Patrick lo incrociava spesso lungo la strada quando andava a trovare la madre e gli aveva sempre dato l’idea che fosse un bravo ragazzo. La tragedia di Madame DeVille aveva sconvolto tutto il quartiere e anche se all’epoca Patrick era ancora al college, quelle sono storie che ti arrivano lo stesso e non si dimenticano tanto facilmente.
Herbert
Trovarsi quell’uomo davanti, senza neanche una sfumatura di tristezza sul volto, fece venire a Herbert un groppo allo stomaco.
“Questo è quanto”.
Catherine
“Ottimo, ci bastano giusti giusti per la Lavanderia a gettoni!”, disse euforica non appena il notaio DeVille ebbe smesso di parlare.
“No, scusa, in che senso?” le rispose Patrick visibilmente perplesso.
Solo allora Catherine realizzò di non averne mai parlato con suo marito.
Herbert
Era arrivato al punto che le grida dei coniugi Mayflowers erano come un fastidiosissimo rumore di sottofondo nella sua testa, che intanto continuava a pensare a lei. E più loro urlavano e più lui pensava e rifletteva e ricordava. Il suo sguardo si posò sulla foto che teneva sulla scrivania. La signora Mayflowers gli sorrideva dalla cornice, era diversa dalla foto che aveva visto quella mattina al cimitero. Avrebbe voluto assomigliarle come le assomigliava Patrick, e avrebbe voluto poterla piangere liberamente. Invece suo figlio impiegava il tempo a litigare con la moglie per una squallida panineria. L’uomo di cui aveva sempre invidiato la vita e che ora odiava sopra ogni cosa.
“Basta”, disse con voce sommessa, e aprì il cassetto.
Nedo Falchetti